Malattia di Alzheimer: si può prevenire con tè verde e carote

Una sperimentazione effettuata su topolini ha dimostrato che una dieta a base di composti naturali presenti nel tè verde e nelle carote (ma anche in altri ortaggi e nella frutta) inibiscono la formazione delle placche amiloidi, caratteristica principale della malattia di Alzheimer.

di Alberto Piastrellini

La Malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza senile, caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive, uno stato provocato da un’alterazione delle funzioni cerebrali che implica serie difficoltà per il paziente nel condurre le normali attività quotidiane.

Nel mondo l’Alzheimer colpisce circa 40 milioni di persone e solo in Italia vi sono circa un milione di casi, per la maggior parte oltre i 60 anni. Oltre gli 80 anni, ne è affetto un anziano su 4. Questi numeri sono destinati a crescere progressivamente per il progressivo aumento della durata della vita: si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni.

Inoltre, sono circa 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte nell’assistenza ai loro cari con demenza. I soli costi annuali diretti per ciascun paziente vengono, in diversi studi europei, stimati in cifre variabili da 9.000 a 16.000 euro a seconda dello stadio della malattia.

Questa malattia rappresenta una delle sfide sanitarie più grandi del nostro secolo, tant’è che l’11 dicembre 2013 i leader mondiali del G8, riuniti a Londra nello storico vertice “Dementia”, si sono impegnati a “Identificare entro il 2025 una cura o una terapia che modifichi sostanzialmente il decorso della malattia”.

I ricercatori sono fortemente impegnati per trovare soluzioni, ma al momento le sperimentazioni cliniche sono rivolte alla prevenzione della malattia, perché sono disponibili nuove tecniche che permettono di determinare le alterazioni di una proteina ritenuta la prima causa di malattia, prima che questa si manifesti clinicamente.

Da vari anni è noto, infatti, che alla base della malattia vi è l’accumulo progressivo nel cervello della proteina chiamata beta-amiloide, che distrugge le cellule nervose ed i loro collegamenti.

Ora in uno Studio recentemente pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, ricercatori dell’University of Southern California (USC), hanno trovato che topi geneticamente programmati per sviluppare la malattia di Alzheimer sottoposti ad una dieta contenente composti trovati nel tè verde e nelle carote hanno mostrato un regresso della demenza

I ricercatori hanno avvertito che non sempre le scoperte effettuate sui topi si traducono in trattamenti per l’uomo, tuttavia i risultati danno credito alla possibilità di individuare terapie a base di “nutraceutici” (composti dietetici naturali ben tollerati con proprietà simili a farmaci) per proteggere gli esseri umani dall’insorgenza della malattia di Alzheimer.

Il fatto che non si debba aspettare dai 10 ai 12 anni prima che un farmaco appositamente progettato possa arrivare sul mercato – ha affermato Terrence Town, Professore di fisiologia e neuroscienze presso la Keck School of Medicine dell’Istituto di Neurogenetica dell’USC – Lo trovo molto incoraggiante”.

Per questo Studio, i ricercatori si sono concentrati sulla combinazione di due nutraceutici  dalle proprietà più promettenti anti-amiloidogeniche: l’epigallocatechina-3-gallato (EGCG), presente nel tè verde, e l’acido ferulico (FA) che si trova abbondante nelle carote, ma anche in altri ortaggi e nella frutta.

I ricercatori hanno utilizzato 32 topolini malati con sintomi riconducibili a quelli dell’Alzheimer e altrettanti topolini sani in quattro gruppi con numero eguale di maschi e femmine.
Per 3 mesi a ciascun gruppo è stata somministrata una dieta rispettivamente a base di:
– una combinazione di EGCG e FA;
– solo EGCG;
– solo FA;
– un placebo.

Il dosaggio era di 30 mg per chilogrammo di peso corporeo – un dosaggio ben tollerato dall’uomo e facilmente consumato con una dieta sana a base di vegetali o negli integratori alimentari.

Prima e dopo la dieta speciale di tre mesi, gli scienziati hanno sottoposto le piccole cavie ad una serie di test neuropsicologici analoghi ai test di memoria e di cognizione simili a quelli per valutare la demenza negli esseri umani. In particolare, sono stati sottoposti ad un labirinto a forma di Y, che mette alla prova la memoria spaziale del topo, un’abilità che gli uomini utilizzano per trovare la strada per uscire da un edificio nel quale erano precedentemente entrati.

I topi sani esploravano istintivamente ogni braccio del labirinto Y, in cerca di cibo o di una via per scappare e entrare nei 3 bracci in sequenza, anziché per caso. Cosa che non erano in grado di fare i topi malati.

Dopo tre mesi di terapia combinata – ha sottolineato Town – i topi malati di Alzheimer avevano completamente ripristinato la memoria si sono comportati altrettanto bene dei topi sani. Non così per gli altri gruppi“.

Inoltre, nel cervello dei topi trattati con la dieta combinata risultavano diminuiti la neuroinfiammazione, lo stress ossidativo e l’accumulo di sostanze tossiche, tipici della malattia di Alzheimer.

Ovviamente lo studio è solo all’inizio – ha concluso Town – bisognerà ripetere l’esperimento e ricercare altre sostanze ancora più potenti, sempre tra quelle di origine vegetale”.


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