SUBACQUEA RICREATIVA: PIÙ GIOCO CHE SPORT PER VIVERE IL MARE

Curiosità, consapevolezza, sicurezza aprono le porte di un mondo meraviglioso all portata di tutti.

Di Alberto Piastrellini

La Creatura, una massa di materia vivente rosa shocking coperta di appendici e tozzi tentacoli, si muove lentamente strisciando sulla roccia coperta di concrezioni gialle, arancioni e viola… Nel frattempo lei sperimenta la sensazione di libertà assoluta data dall’assenza di peso; lui, il senso dell’udito amplificato. La loro vista si perde a scoprire colori mai visti che si accendono al passare della fonte di luce portatile… Il brivido dell’ignoto, il richiamo dell’abisso e l’abbraccio di una dimensione neanche tanto aliena che li riaccoglie in sé dopo una separazione di milioni di anni.

Non è la fantasia di un viaggio interstellare ancora di là da venire, né il sogno lisergico di qualche poeta maledetto, è l’esperienza di rivelazione che porta con sé i primi “passi” nella subacquea ricreativa con autorespiratore (nello specifico, l’incontro con un nudibranco Flabellina affinis, spettacolare rappresentante di quei molluschi senza conchiglia veri e propri “gioielli del mare”).

Un’attività alla portata di tutti e di tutte le età che si può provare con un minimo di preparazione fisica (sappiate che in palestra si fatica molto, ma molto di più), un piccolo investimento in termini di tempo (le attrezzature specifiche verranno poi, all’inizio si possono anche affittare) e una buona dose di curiosità e di voglia di mettersi in gioco.

Le possibilità sono tante e variamente distribuite sul territorio nazionale: Scuole, Diving, Piscine attrezzate, Associazioni sportive e istruttori, si trovano un po’ dappertutto, non solo in località di mare; il web in questo senso è un ottimo punto di partenza per valutare dove iniziare e quale didattica seguire.

Perché se immergersi con autorespiratore è un’attività bellissima, appagante ed emozionante, è pur vero che qualche regola teorica e pratica bisogna conoscerla, e conoscerla bene, per evitare spiacevoli incidenti a sè stessi e agli altri (per sicurezza non ci si deve immergere mai da soli)

Di qui la necessità di conseguire un apposito Brevetto che certifichi formalmente il superamento di un percorso di formazione teorico e pratico e l’acquisizione delle competenze necessarie (ne esistono di diverse tipologie che regolano la profondità massima consentita più eventuali specializzazioni che consentono di ampliare l’esperienza, magari, di notte, o in condizioni di scarsa visibilità, in grotta, in relitto, ecc.).

Ottenuto quello, le possibilità sono presso che infinite!

Non c’è mica bisogno di inabissarsi a chi sa quali profondità per godere di spettacoli meravigliosi anche a due passi da casa: una cengia rocciosa delle nostre isole che si immerge per più di 60 m rivela già nei primi 10 un’infinità di ambienti variamente abitati da innumerevoli specie a tal punto che, per assurdo che sia, una intera immersione (40’ circa) potrebbe anche svolgersi intorno ad un’area di pochi m2 dei quali ogni cm rivela bellezze ed incontri da togliere il fiato.

 

Considerate quindi l’ampio ventaglio offerto già solo da un uso efficace del Brevetto di primo livello (che consente di immergersi in sicurezza fino a 18 metri di profondità).

 

Poi, si sa, l’appetito vien mangiando e fra 18 e 30 metri di profondità il passo, pardon, la pinnata, è breve. Attenzione: le cose si complicano solo un po’ e serve un altro Brevetto perché la differenza delle condizioni ambientali esige qualche competenza e consapevolezza in più; in fin dei conti ci siamo adattati a vivere fuori dall’acqua e pertanto più conoscenza e preparazione si traducono in maggiore sicurezza.

 

A questo punto l’avventura non ha confini e chi ne ha la possibilità può anche giocare la carta dei viaggi specifici alla scoperta di emozioni esotiche nel blu.

 

Ma a ben guardare anche i nostri Mari: Adriatico, Tirreno, Jonio e Ligure riservano diverse sorprese che val la pena esplorare: dalle stupefacenti praterie di Posidonia, agli anfratti rocciosi su cui crescono i coralli (sono animali, non piante!), dalle dune sabbiose, alle “isole sommerse”, sino alle pareti verticali che caratterizzano certe coste del Bel Paese.

E dal momento che, a quel punto, saremo a casa loro, l’incontro con gli abitanti di questo altro mondo, è assicurato.

 

Amanti del pet e innamorati di certi documentari un po’ troppo emozionali, attenzione: la regola è sempre “guardare ma non toccare”, per rispetto a loro e a noi stessi.

 

Da italiani abbiamo la fortuna di abitare sopra un “grande molo” proteso sul Mediterraneo, il mare interno fra Europa, Africa e Medio Oriente che ospita centinaia di migliaia di specie animali e vegetali: dai minuscoli rappresentanti del plancton ai grandi capodogli e se – popolo di santi, poeti e navigatori – ci inorgoglisce il patrimonio storico-culturale che rende unico al mondo il nostro Paese, tanto più dovremmo essere stimolati a conoscere e comprendere quel mondo che, in tanti casi, ha permesso quello sviluppo: il Mare.

Conoscerlo meglio è il primo modo per salvaguardarlo e, mai come oggi, c’è bisogno di questo.

Forse vale la pena ricordare le parole del grande esploratore e pioniere della subacquea e della ricerca marina, Jacques-Yves Cousteau le cui imprese, e la cui volontà di comunicazione hanno prodotto una serie di film e documentari che hanno colpito generazioni di futuri sub innescando la voglia di immergersi e di scoprire: “Dopo l’istante magico in cui i miei occhi si sono aperti nel mare non mi è stato più possibile vedere, pensare, vivere come prima”.

 

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