Firenze

L’astronomia sbarca in Cattedrale: il solstizio d’estate fiorentino è magico

A Firenze torna lo spettacolo dello gnomone del Duomo che cattura il sole, grazie ad un mirabile incontro di architettura e astronomia di Martina Stimilli Il solstizio d’estate è il momento in cui il sole è allo zenith e raggiunge l’inclinazione massima, è anche simbolo di rinascita e purificazione, una giornata molto importante per gli appassionati di tradizioni, esoterismo e magia. Metaforicamente il solstizio è la vittoria del bene sul male poiché è il giorno in cui il sole, quindi la luce, ha il predominio sulle tenebre: il 21 giugno, infatti, è la giornata con più ore di luce dell’anno e non è un caso, quindi, che sin dall’antichità molte culture abbiano celebrato il giorno del solstizio con rituali e cerimonie specifici. Nell’antica Roma, ad esempio, la festa per il solstizio era dedicata al Dio bifronte Giano che aveva il compito di accompagnare il passaggio da una condizione astronomica all’altra.Dall’altra parte dell’Oceano, i Maya, avevano edificato ‘El Caracol’ un monumento che era una sorta di osservatorio per monitorare solstizi ed equinozi. I Celti, invece, utilizzarono complessi megalitici (dei quali il cerchio di pietre di Stonehenge è il più famoso) per studiare i fenomeni astronomici del sole. Le pietre che lo compongono formano una sorta di calendario tanto che, durante il solstizio d’estate, un raggio di sole attraversa uno dei triliti illuminando l’altare centrale; questo fenomeno permetteva di monitorare l’avvicendarsi delle stagioni. Nell’Italia del Rinascimento la scienza della misurazione del tempo e l’osservazione dei corpi celesti si veste di Arte e, in molte città possiamo ammirare bellissime Meridiane dipinte sulle facciate di palazzi antichi, così come raffinati strumenti di misurazione inseriti nell’architettura di Chiese e Castelli. A Firenze, nella cattedrale di Santa Maria del Fiore, è possibile ammirare lo gnomone più grande al mondo.  Lo gnomone entrò in funzione probabilmente nel

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Le donne del Decameron: tutti i possibili modi di essere donna

Il Decameron di Boccaccio, oltre a essere una delle opere più note e importanti della letteratura trecentesca europea, è un omaggio alle donne e un’interessante sfilata di tipologie femminili. Di Anna Rita Rossi . I personaggi del gentil sesso – ritratti dal Boccaccio, attraverso le parole dei giovani che si dilettano a raccontare le novelle raccolte nel libro – risentono dei tempi in cui l’autore viveva, ma sono già proiettati verso una condizione più moderna.La leggiadra schiera di donne del Decameron è composta da figure con le quali il Boccaccio può presentare tutti i possibili modi di essere donna: dal più negativo al più positivo e grandioso. Entro tali confini, Boccaccio è capace di cogliere tutte le possibili sfumature.Può essere molto piacevole aggirarsi tra questi esempi femminili che incarnano, a seconda dei casi, una serie di atteggiamenti, vizi e virtù.Scorrendo le cento novelle, narrate in dieci giorni da un gruppo di giovani – sette donne e tre uomini che si trattengono fuori da Firenze per sfuggire alla peste nera – riscontriamo che Boccaccio è riuscito a rappresentare caratteri e personalità diverse senza trascurare nulla, e le varie situazioni in cui questi personaggi sono calati ne rivela non solo l’apparenza, ma anche i risvolti più intimi.Le donne delle sue novelle sono di volta in volta: astute, ingenue, virtuose, viziose, sciocche, sagge, piene di iniziativa, remissive, devote, fedeli, adultere.Insomma, una carrellata molto varia, ma quello che più conta è la vitalità insita in questi esempi femminili così ben tratteggiati.Se decidete di avventurarvi in questa magnifica opera, posso già farvi un’anticipazione: non ve ne pentirete.
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