Parigi

Camminare nel bosco per ritrovare salute e benessere

Arriva dal Giappone la pratica dello Shinrin-yoku o “bagno nella foresta” che ha effetti positivi sul corpo e sulla mente di Alberto Piastrellini Il rumore dei passi attutito dalla terra muscosa e dalle foglie secche riempie l’aria con un fruscìo delicato, mentre sotto le volte viventi del bosco l’atmosfera sembra sospesa e i rumori ovattati e dalla terra umida salgono umori che risvegliano ricordi… Ciascuno di noi ha fatto l’esperienza di una passeggiata in foresta, sulle Alpi o sugli Appennini: quel miscuglio di emozioni e sensazioni che vanno dal brivido primordiale di fronte all’ignoto, alla pace profonda che solo il contatto con gli ambienti naturali sa dare.Un cocktail di sentori ed impressioni capaci di turbare ed esaltare ogni carattere, persino il meno incline al trasporto emotivo e alla fascinazione della Natura, al punto che, ed è esperienza comune, il rapido ritorno alla realtà quotidiana fatta di continui suoni pervasivi a bassissima frequenza (una conseguenza del traffico e della tecnologia in cui siamo quotidianamente immersi sin dalla nascita), ci appare traumatico e fonte immediata di stress. Non è un caso che, senza averne nessuna contezza scientifica, già gli urbanisti dell’Ottocento in piena rivoluzione industriale si ingegnavano a ricavare spazi verdi molto alberati sulla falsariga dei ben più antichi Bois de Boulogne a Parigi o Hyde Park a Londra, da destinare alla pubblica fruizione per ritemprare gli abitanti delle città in espansione sempre più soffocate dai residui della combustione del carbone per usi industriali. E malgrado parecchia acqua si passata sotto i ponti, non è un caso che, tanto a Londra, quanto a New York, Nuova Delhi o Rio De Janeiro, il parco pubblico e i boschi urbani siano fra le mete più ambite ed agognate dagli abitanti nelle ore della giornata dedicate al relax. Sì perché passeggiare nel verde di un bosco dona pace, rilassamento, benessere e migliora decisamente la qualità della vita, anche se per poche ore.Ben lo sanno coloro

Read More »

Continua a leggereCamminare nel bosco per ritrovare salute e benessere

Donna di Fiori, partner di Make-Up New York

Alla IX edizione della kermesse dedicata al make-up, con un po’ di sfrontatezza, ci siamo anche noi di Redazione Donna di Fiori, nel mese di settembre, è stata fra i partner della prestigiosa manifestazione Make-Up in New York, concept itinerante dedicato a fornitori, marchi e trend setter del make-up coinvolti in una serie di eventi B2B ultra mirati che tocca non solo la Grande Mela ma anche altre città-Mito come Parigi, Seul, San Paolo, Los Angeles e Shanghai  Naturalmente non solo grandi firme e maison della bellezza; accanto ai prodotti, sotto i riflettori della kermesse, i professionisti del trucco, ma anche il folto gruppo degli stakeholders composto da sviluppatori di prodotti e imballaggi, responsabili di marketing, ricerca e sviluppo e responsabili acquisti di marchi e distribuzione (selettivi e di massa). Certo, perché nel variegato mercato del beauty, il comparto del make-up risulta il più dinamico e reattivo in termini di creatività, moda, tendenze. In questo senso Make-Up in New York – giunta nel 2019 alla sua IX edizione, è stata l’occasione per cogliere il fermento rappresentato dalle ultime novità e dalle prossime innovazioni e naturalmente Donna di Fiori, pur nella sua recente esperienza editoriale ha voluto scommettere sul proprio appeal in qualità di media partner. E Make-Up in New York ci ha confermato l’attenzione che anche grandi manifestazioni pongono alla piccola editoria di settore. Un altro piccolo traguardo raggiunto, un altro Fiore nella variopinta e profumata ghirlanda che da qualche mese a questa parte intrecciamo insieme. Ad majora!
Continua a leggereDonna di Fiori, partner di Make-Up New York

Sport e amore: al Tour de France vanno di moda le proposte di matrimonio

Nell’ultima spettacolare tappa del Tour de France, alle emozioni sportive si sono aggiunte quelle del cuore: ben due ciclisti al termine della gara con l’anello in tasca hanno chiesto alle loro compagne di sposarli. di Anna Rita Felcini E’ proprio vero, Parigi è la città dell’amore. E non sanno resisterle nemmeno i professionisti dello sport. Ben due ciclisti, impegnati nell’ultima, faticosa tappa del Tour de France 2019 del 28 luglio scorso, al termine della gara nella città più romantica del mondo, hanno compiuto un gesto che ha regalato emozioni inattese. Il primo, il belga Kevin Van Melsen, corridore della Wanty-Gobert Cycling Team, ha trovato una maniera al tempo stesso inusuale e decisamene appassionata per dichiarare il proprio amore e chiedere alla fidanzata Ophèlie di sposarlo. Infatti, ha corso l’intera tappa che ha condotto il Tour de France da Rambouillet fino alla classica passerella sugli Champs-Elysèes (un ultimo sforzo da 127 km) con in tasca l’anello che intendeva regalarle, custodito teneramente tra le borracce. Dopo aver tagliato il traguardo, Van Melsen ha raggiunto con la bici il bus della sua squadra e lì ad aspettarlo c’era la compagna alla quale, in ginocchio, ha mostrato l’anello e ha fatto la proposta di matrimonio. Per il 32enne è stato il primo grande giro in carriera, ma siamo sicuri che la data del 28 luglio rimarrà per sempre impressa nel suo cuore anche per la romanticissima scena. Ma il belga non è stato il solo ad avere l’idea di abbinare sport e amore. Anche il ventitreenne Ivàn Garcìa Cortina, che corre per il team Bahrain-Merida, si è presentato a Parigi con un anello in tasca e una proposta di matrimonio per la fidanzata Carla Nafrìa de Miguel. Al termine della faticosissima gara, ha compiuto il gesto più importante del suo Tour de France, conquistando

Read More »

Continua a leggereSport e amore: al Tour de France vanno di moda le proposte di matrimonio

Donna InCanto: Carmen, la seduzione sfrontata e ribelle

Esotismo ed erotismo nella figura della zingara ribelle che da 144 anni accende le fantasie del pubblico del mondo. Di Alberto Piastrellini “Quand je vous aimerai? Ma foi, je ne sais pas. Peut-être jamais, peut-être demain. Mais pas aujourd’hui, c’est certain!” (Traduzione: “Quando vi amerò? In fede mia non so. Può essere, mai; può essere domani. Ma non oggi, è sicuro!”) L’entrata in scena di Carmen, a metà del primo atto dell’Opera omonima di George Bizet è qualcosa di sconvolgente nella sua sfrontata esuberanza giovanile e popolare al tempo stesso; sapientemente e teatralmente ritardata da due scene dove l’atmosfera accaldata del pomeriggio sivigliano si colora dell’attesa spasmodica di gruppi maschili diversi bramanti l’arrivo delle donne. Non già le figurine putibonde in guanti di pizzo e ombrellino o le ingenue contadinelle che affollano la piazza, buone, se mai, per metter su famiglia o per scimmiottare qualche conquista galante, ma le ruvide, provocanti, scosciate e sguaiate sigaraie la cui anima seduttrice e perversa è Carmen, sex symbol ante litteram che accende le fantasie borghesi con un portato di sensualità fisica e verbale amplificato da una partitura orchestrale accesa e violenta, evocatrice e ammaliatrice. Scopriamo insieme questo personaggio che dal 1875 costituisce un archetipo dell’opera lirica e della femminilità. Prima ancora che sulle scene, Carmen vede la luce nella novella omonima pubblicata nel 1845 da Prosper Mérimée: un torbido quadretto in quattro parti che adombra relazioni adulterine e crimini passionali nel contesto di una Spagna accesa dal fuoco dei sensi. Un soggetto di per sé già scandaloso che però, aveva tutte le caratteristiche – adeguatamente sfrondato delle parti più “forti” – per intrattenere il pubblico di famiglie del Théâtre national de l’Opéra-Comique di Parigi che, nel 1873 aveva commissionato a George Bizet l’incarico di trarne un’opera. Il musicista e i librettisti Henri Meilhac

Read More »

Continua a leggereDonna InCanto: Carmen, la seduzione sfrontata e ribelle

La Cordata: le donne di Gurdjieff

All’inizio degli anni trenta Georges Ivanovitch Gurdjieff creò a Parigi un gruppo speciale di cercatori spirituali: solo donne e quasi tutte lesbiche. Di Agnese Mengarelli Georges Ivanovitch Gurdjieff è stato un maestro spirituale che con i suoi insegnamenti ha fortemente influenzato il XX e il XXI secolo. Era un uomo che non passava inosservato, magnetico, controverso e a volte contraddittorio. Credeva che il mondo si sarebbe auto distrutto, a meno che la “saggezza” dell’Oriente e l’“energia” dell’Occidente non fossero state imbrigliate e usate in modo armonico. Fortemente influenzato dal cristianesimo esoterico, dal sufismo, dal buddismo e dall’induismo, Gurdjieff insegnava oralmente ai suoi allievi la Quarta Via, un modo per creare la propria anima attraverso lo strumento dell’attenzione, il ricordo di sé, la trasformazione della sofferenza e la non-identificazione. Dopo un terribile incidente automobilistico, si dedicò completamente alla scrittura abbandonando l’insegnamento diretto. Tuttavia, all’inizio degli anni trenta Gurdjieff decise di creare un nuovo gruppo speciale di cercatori spirituali: solo donne e tutte lesbiche tranne una. Nacque la “Cordata”, perché tutte dovevano aiutarsi come gli scalatori in montagna. Il gruppo era formato da giovani artiste e intellettuali, donne sensibili, creative, di grande talento e dall’intelligenza fuori dal comune. Tra loro, c’erano Jane Heap e la sua ex fidanzata Margaret Anderson, fondatrici della rivista Little Review, famosa per aver pubblicato l’Ulisse di Joyce e le opere di Ezra Pound, Eliot e Hemingway. Georgette Leblanc invece era una diva famosa, un’attrice che era stata amante e ispiratrice del drammaturgo Maeterlinck, nonché intima amica di Jean Cocteau. Poi c’erano Solita Solano, scrittrice ed editrice con la sua compagna Janet Flanner, corrispondente da Parigi per il New Yorker; Kathryn Hulme, autrice del libro Storia di una monaca e Dorothy Benjamin, vedova di Enrico Caruso. “Sapevamo fin dal dal primo giorno, credo, cosa lasciava presagire quel legame

Read More »

Continua a leggereLa Cordata: le donne di Gurdjieff