Palazzo Reale

Guggenheim: la collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso

La straordinaria collezione di Justin K. Thannhauser, donata nel 1963 al Guggenheim di New York e per la prima volta in Europa, è in mostra a Palazzo Reale dal 17 ottobre. di Anna Rita Felcini La mostra Guggenheim. La collezione Thannhauser, da Van Gogh a Picasso in programma a Palazzo Reale dal 17 ottobre 2019 al 1 marzo 2020 presenta circa cinquanta capolavori dei grandi maestri impressionisti, post-impressionisti e delle avanguardie dei primi del Novecento, tra cui Paul Cézanne, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Gauguin, Edouard Manet, Claude Monet, Vincent van Gogh e un nucleo importante di opere di Pablo Picasso. La mostra racconta la straordinaria collezione che negli anni Justin K. Thannhauser costruì per poi donarla, nel 1963, alla Solomon R. Guggenheim Foundation, che da allora la espone in modo permanente in una sezione del grande museo di New York. Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo Reale, MondoMostre Skira e organizzata in collaborazione con The Solomon R. Guggenheim Foundation, New York, la mostra è curata da Megan Fontanella, curatrice di arte moderna al Guggenheim. È la prima volta che i più importanti capolavori della collezione Thannhauser del Guggenheim arrivano in Europa: dopo la prima tappa al Guggenheim di Bilbao e la seconda all’Hotel de Caumont di Aix-en-Provence, Palazzo Reale a Milano rappresenta la tappa conclusiva della mostra, dopo la quale queste splendide opere ritorneranno a New York. Si tratta dunque di un’occasione unica e irripetibile per ammirare lavori di eccezionale qualità di grandi maestri della pittura europea sinora mai esposti fuori dagli Stati Uniti. Se la Collezione Thannhauser rappresenta un gioiello per il Museo Guggenheim che, votato soprattutto all’arte astratta, all’inizio degli anni Sessanta contava su un piccolo numero di opere impressioniste e postimpressioniste, a sua volta il museo americano con questa mostra omaggia il grande collezionista tedesco portando in Europa opere di eccezionale qualità e di grande importanza nel percorso creativo di ciascun artista. “Dopo aver vissuto

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La pittura dei Preraffaelliti in mostra a Milano

Si chiude il 6 ottobre la grande retrospettiva che Palazzo Reale dedica ai capolavori dei Preraffaelliti: 80 opere di 18 artisti britannici per celebrare la Bellezza, fra Natura, Arte e Vita. di Alberto Piastrellini Mancano ancora pochi giorni per poter ammirare dal vivo i capolavori della pittura inglese a Milano nella Mostra: “I Preraffaelliti. Amore e desiderio”, in programma a Palazzo Reale fino a domenica 6 ottobre. La celebrazione della Bellezza attraverso il medium della Pittura che corteggia Mito, Poesia, Letteratura, viene raccontata attraverso un percorso ragionato di 80 opere scelte fra un carnet di 18 artisti della Confraternita dei Preraffaelliti; una retrospettiva preziosa resa possibile grazia alla collaborazione fra l’istituzione milanese e la prestigiosa Tate Britain.  L’esposizione, all’interno della quale è possibile ammirare dal vivo dipinti-icona come “Ofelia” di John Everett Millais, “Paolo e Francesca” e “Il sogno di Dante al tempo della morte di Beatrice” di Dante Gabriel Rossetti, “Veduta di Firenze da Bellosguardo” di John Brett e “Il risveglio della coscienza” di William Holman Hunt si configura come una sorta di “viaggio” alla scoperta della “rivoluzione preraffaellita” nel contesto della corrente simbolista e della pittura dell’Età vittoriana in generale. Quella dei Preraffaelliti fu un’avventura tutta britannica (anche se debitrice di tanto immaginario italiano), nata come associazione artistica già nel 1848. I suoi esponenti (i succitati: John Everett Millais, Dante Gabriel Rossetti e William Hunt, ma anche Ford Madox Brown, William Trost Richards, William Morris, Edward Burne-Jones e John William Waterhouse) teorizzavano un ritorno dell’arte pittorica (ma non solo) alla purezza dello stile che precedette Raffaello Sanzio, da loro considerato il precursore dell’accademismo e del distacco dalla Natura in luogo di una semplice idealizzazione della stessa. Tale corrente di pensiero si inserì nel fluire del Decadentismo e recuperò l’immaginario iconografico di un Medioevo (questo sì molto idealizzato) da contrapporre alle istanze di una società ormai indirizzata sulla strada dell’industrializzazione con tutto quello che ne conseguì in termini di società, architettura e arti, ivi incluse quelle minori se si considera il lavoro

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